distanza dalla Casetta de Calanchi: 35 minuti
Il Sacro Bosco é un parco ricco di fontane e sculture che hanno dimensioni variabili per stile e soggetti rappresentati il cui valore simpolico é aperto ad infinite interpretazioni
Ricavati da massi di origine vulcanica é ricco di bizzarre sculture risalenti al al XVI secolo.
Nel 1552, infattiil signore di Bomarzo, Pierfrancesco Orsini (detto Vicino), realizzò questo “giardino delle meraviglie” meglio noto come Sacro Bosco, commissionandone la realizzazione a Pirro Ligorio, cui si deve anche la realizzazione di Villa d’Este a Tivoli, e il completamento del progetto per la basilica di San Pietro dopo la morte di Michelangelo.
Orsini dedicò l’opera alla moglie scomparsa, Giulia Farnese.
Il Sacro Bosco era anticamente parte del Palazzo Orsini di Bomarzo, paesino arroccato su una rupe dalla quale sovrasta laTuscia.
Abbandonato per circa 400 anni finì inghiottito dalla vegetazione fino a quando la famiglia Bettini, nel 1954 lo acquistò, e lo sottopose a restauto terminato negli anni ’70.
I significati simbolici
Lw sculture del Bosco Saco, sono ricche suggestioni che si ispirano a diverse tradizioni: pagana, magico-esoterica, alchimistica ed ermetica, con frequenti richiami all’oriente.
La perizia e varietà delle forme e degli elementi simbolici lasciano credere che il significato e lo scopo di questa singolare orchestra scultorea vada ven al di là degli aspetti meramente estetici e decorativi.
Del resto sappiamo che Vicino Orsini , ad un certo punto della propria vita , ababndonò i costumi mondani per dedicarsi a studi di filosofia occulta e alle discipline alchemiche.
Il Sacro Bosco, quindi, potrebbe ragionevolmente evocare il viaggio iniziatico incarnato dalle metafore simboliche delle sculture che lo ornano, un viaggio, i cui passaggi sono scanditi dall’intelligenza, cultura e persinale esperienza del visitatore curioso che vi si reca attratto dalla sfida di indagarne il senso nascosto tenendo conto che, salvo per alune sculture la disposizione originaria delle opere é stata modificata dagli attuali propietari, i Bettini.
COme ogni viaggio iniziatico, il punto di partenza é la metafora della discesa nell’oltretomba costellata di varie tappelegate alle prove che l’anima deve completare per elevarsi.
Come ebbe a scoprire Carl Gustav Jung, l’alchimia usa un atruso linguaggio in codice fatto di metafore in apparenza comprensibile solo agli esperti è denominato “ermetismo”., ma in reatà aperto a colui che studia se stesso e pi percorsi della Psiche e dell’Anima.
Gli alchimisti, infatti, celavano le loro conoscenze dietro ai simboli, era compito dell’apprendista indagare nei labili suggerimenti dei maestri, spesso aprziali e, talora, volutamente ingannatori, attraverso la osservazione e l’indagine sulla metafora, in questo caso scolpita nella pietra.
Senza voler svelare il mistero celato nelle pietre e certi che la indagine e la interretazione deve essere necesssariamente indivisuale, forniamo di seguito alcuni suggerimenti per la decifrazione in chiave alchemica.
Le sfingi
Due enigmatiche sfingi danno il benvenuto al visitatore che entra nel Sacro Bosco dopo aver varcato un arco in pietra.
Sotto quella di destra vi si legge: «Tu ch’entri qua pon mente parte a parte, e dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte».
Invanno o arte? Questo l’enigma che le sfingi pongono al visitatore. Ovviamente si ci riferisce alla “Ars Magna, ovvero l’“arte alchemica” oggetto della indagine del pensiero ermetico.
Sebbene la lettura del viaggio iniziatico sia il modo migliore per affrontare la passeggiata nel bosco, anche affrontando il percorso senza la volontl di comprendere dei significati criptici, o degli scopi arcani, non lascia indifferente l’anima e, come ebbe a scoprire Jung, comunqe il simbolo parlerà all’Inconscio oltre la nostra volontà e consapevolezza.
Sotto la sfinge vi si legge: “Chi con ciglia inarcate et labbra strette, non va per questo loco, manco ammira le famose del mondo moli sette“, cioè le famose sette meraviglie del mondo.
Tacere per mantenere i segreti? E’ questo il senso di queste parole o più probabilmente lasciar tacere la razionalità e le conoscenze pregresse per far parlare lo spirito e l’anima? Forse solo così si potranno scoprire le 7 meraviglie del mondo interiore che equiparano e superano le 7 del mondo antico completando il settenario, o la settimana interiore per portarci al riposo del sabato (secondo la antica nomenclatura dei giorni il sabato era l’ultimo giorno della settimana), e nel “sabato”, giorno dedicato al riposto, raggiungere quel “riposto” nel viaggio che proviene dalla consapevolezza di avere raggiunto l’interezza della conoscenza, che gli gnostici chiamavano il “Pleroma”
Glauco (o Proteo)
Spesso i simboli del parco sono combinati insieme e si sovrappongono in modo misterioso, é il caso, ad esempio di Glauco.
Ne é un esempio questa scultura, con faccione a bocca spalancata che digrigna al di sott di un un globo (recante l’emblema araldico degli Orsini, a sua volta sormontato da una torretta, forse il castello di Bomarzo, a esaltare la potenza del casato.
Il bizzarro personaggio raffigurato è, per l’appunto Glauco, pescatore tramutato in Dio marino dopo aver mangiato un’erba magica. Il richiamo é chiaro, l’acuqa dell’inconscio in cui l’adepto si immerge é la fonte della sua trasformazione e in essa va cercata la sacra medicina, il Lapis Philosophorun, che porta al cambiamento, un cambiamento che trasforma l’uomo in un mostro per chi non comprende l’opera, affamato di conoscenza ed in grado di dominare il mondo ma che rimane saldamente ancorato alla terra che egli divora come la statua di Glauco.
La gigantomachia (Ercole e Caco)
Tra le statue più grandi del parco si possono osservare due giganti che combattono, sono Ercole intento a sconfiggere Caco, figlio del dio Vulcano, nel corso della decima fatica.
Le 12 Fatiche di Ercole sono, infatti, altra nota metafora simbolica del cammino spirituale; un percorso esperienzale e faticoso, in cui le ultime tre tappe, che seguono la decima, costituiscono la metafora della morte menter il numero 12 richiama l’anno intero segnato dal transito dlele 12 costellazioni sull’orizzone del cielo a scandire il Tempo necessario perchè un ciclo completo di evoluzione si compia.
La scitta che accompagna la statua può esser letta come segue: «Se Rodi si vantò del suo Colosso, Anche il mio bosco si gloria di questo, e non potendo di più, faccio quel che posso».
Ciascuno ha un suo Colosso, ovvero una sua indole che meglio esprime la sua personalità e la sua indole, il compito dell’iniziato é seguire la via al massimo delle sue possibilità e quindi sfruttando il “suo colosso” e combattendo una guerra interiore che non può che essere sua, al meglio delle sue possibilità.
Immediatamente dopo la colossale statua si trova una grossa tartaruga sorregge sul guscio la statua di una Nike, la vittoria alata,
fronteggiata da una balena che emerge a bocca spalanca.
Prudenza, la pazienza, la stabilità, la longevità, ma anche l’attaccamento alla terra sono le virtù che l’iniziato deve far sue e non farsi tentare dalla fretta del conoscere. Solo così si puà raggiungere la vittoria rappresentata dalla Nike che richiama l’anima che si eleva al cielo e collega cielo e terra.
Se l’iniziato si lascia ispirare dalla lentezza e saggezza della tartatura sarà mangiato dalla Balena e come Pinocchio o Giona, potrà risorgere dopo i tre ultimi giorni della morte iniziatica richiamati indirettamente alche da Glauco.
La panca etrusca
La panca etrusca, mostra, in una nicchia, una enigmatica incisione scolorita nella sua nicchia che sembra un invito rivlto a ciascun visitatore:
Voi che pel mondo gite, errando vaghi di veder maraviglie alte et stupende, venite qua dove son faccie horrende, elefanti, leoni, orsi, orchi et draghi
Sembra quasi un messaggio a chi cerca le meraviglie del mondo quando può trovare le più grandi meraviglie in se stesso ispirandosi al viaggio tra questi mostri.
Venere sulal Conchiglia
La venere che sorge da una conchiglia come la rappresenta botticelli e sembra richiamare l’inno alla Perla o la perla della famosa parabol a evangelica che richiama il Lapsit Exillis, ovvero la “pietra viva” simbolo stesso della Gnosi e della conoscenza che si ragigunge solo attraverso la conquista della indole femminile del Se, quella che nel percorso Alchemico veniva chiamata Opera al Bianco e che nel percorso di indivisuazione Junghaino prende in nome si Animus/Anima. Il fine ultimo della conoscenza, secondo la antica gnosi Cristiana, ripresa dalla aAlchimia e poi dai vari ermetismi, é nel ritrovare la propria originaria androginia: in ogni uomo c’è una donna nascosta e in ogni donna un uomo nascosto, riconquistare la propria controparte sessuale al termine dell’Opera al Nero e del lavoro sul Se, é lo strumento che ci apre le porte dell’Infinito.
Pegaso
La fontana di Pegaso, cavallo alato, in attesa di spiccare il volo, raffigura lo strumento fantastico per raggiungere il cielo, la sintesi dell'”Anima” che, per l’alchimista che segue la via secca, é incarnata da una venere terrena, la donna della propria vita, la compagna ideale.
Ninfa dormiente
Una ninfa dormiente vegliata da un piccolo rappresenta un velato richiamo alla fiaba della bella addormentata nel bosco. Le ninfe, in mitologia, erano spiriti benevoli della natura, il cui culto si svolgeva all’aperto o nei ninfei uno dei quali é presente nel percorso nel bosco.
Il cane, simbolo della rabbia che ci resta fedele fino a quando siamo dormienti, aspetta il riveglio della ninfa che porta al ritorno della primavera del cuore e dell’Anima, ma occorre che il “principe” della ispirazione spirituale, o se si vuole della Gnosi, baci la fanciulla che, una volta sveglia, potrà legegre il libro della sua anima, quello che la ninfa di pietra tiene nascosto sotto il braccio.
Il Teatro
In un angolo del Bosco Sacro é collocato un teatro all’aperto, l’esedra.Nella antichità il teatro aveva funzione religioso e avvicinava l’uomo alla divinità mediantela messa in scena del sacro. La funzione iniziatica e simbolica, del Teatro é quella di mettere in scena il Se profondo e individuarne simboli e immagini per poterle leggere illuminando di il percorso verso la conoscenza interiore
L’Elefante
L’elefante di Annibale, sormontato da una torre, intento ad afferrare con la proboscide un legionario romano ci ricorda un antico simbolo che, nelle culture asiatiche richiamava discernimento e longevità.
L’elefante é la possenza della Saggezza che puà combattere ed abbattere ogni ostagolo, ma va governata e cavalcata
Nettuno
Il Dio del mare é anche emblema del Re dell’Inconscio, che nella scultura affianca un delfino, mammifero nell’antchità era considerato di buon auspicio, mentre dagli etruschi ed era ritenuto animale sacro che traghettava dei defunti nell’aldilà ma, più probabilmente, in questo caso é legato, più probabilmente, alla nota natuta intelligente dell’animale e, quindi, rappresenta lo strumento necessario per dominare i messaggi dell’Inconscio.
Cerere
La Dea pagana della fertilità e del raccolto Cerere (nota anche anche come Demetra), che porta sulla testa una cesta di spighe. Ella aveva insegnato agi uomini l’arte della coltivazione della Terra, e simbolicamente insegna all’iniziato l’arte di comprendere i segreti della Natura e della armonia con essa. La tradizione la vuole figlia di Saturno e di Rea e madre di Proserpina. .Iniziaticamente é colei che per ritrovare la figlia persasi nell Ade (lungo la strada della iniziazione) .
Viverna (Drago alato)che combatte.
Un drago alato, più precisamente una Viverna, che combatte contro un cane, un leone e un lupo, la metafora richiama il primo canto dell’Inferno della Divina Commedia in cui la lupa ed il leone (legati agli istinti umani e alle passioni) sbarrano il passo all’iniziando Dante.
La casa pendente
Costruita intenzionalmente inclinata da un lato per il cambio di riferimenti induce disorientamento.
Grazie a questo artivisio ed al fatto che, all’interno, le inclinazioni sono irregolari e diverse fra loro, l’artifatto opera spostando il baricentro e lasciando la sensazione di vertigini.
Le vertigini, e la mancana di puti di riferimento richiama e riproduce il disorientamento creato dai falsi insegnamenti e riferimenti che può essere sanato solo andando verso la luce delle finestre e guardando all’esterno..
Probabilemnte un rihiamo anche al disorientamento che si prova nel complesso simbolismo del parco frutto di un apparente disordine ma legato ad un preciso schema di viaggio iniziatico.
L’iscrizione in latino su una facciata “Animus quiescendo fit prudentior ergo” ovvero “L’animo, tacendo, diviene più assennato”, è una dedica che fu apposta dagli Orsini in memoria della visita del cardinale Cristoforo Madruzzo.
L’orco
Con occhi sbarrati e bocca spalancata, é il simbolo del parco dei mostri di Bomarzo.
Slle grandi labbra della statua si legge: “OGNI PENSIERO VOLA”, e sembra voler richiamare il famoso monito che campeggiava sulla porta degli inferi nella Divina Commedia.
Un singolare effetto ottico sembra voler chiarire il senso simbolico della statua: infatti ciò che vi viene aappena bisbigliato al suo interno, viene ben udito chiaramente da chi sosta sui gradini esterni. Questo singolare meccanismo di riverbero ed amplificazione sembra voer ricodare, insieme al motto, che ogni piccolo pensiero riverbera nella testa e provoca effetti fuori di noi al di là delle nostre pevisioni e aspettative.
L’orco sembra assumere espressioni differenti al muatare della luce del giorno.
Al suo interno vi sono, incavate nel tufo, alcune panche panche ed un tavolo, che, dall’esterno, appare come la lingua del mostro.
Probabilmente in epoche passate vi si sostava banchettanto ad emulazione del rito delle libagioni che si celebrava per commemorare il defunto, ovvero l’iniziando che muore metaforicamente e rinasce, durante il percorso all’interno del parco. Mangiare e, al contempo, venir mangiati richiama il senso metaforico del cibarsi di se stessi nel corso del viaggio all’interno del Se..
Echidna, la Furia e i leoni
Poco prima del piazzale delle pigne si incontra un’altra enignatica rappresentazione: Echidna, una sirena bicaudata che richiama l’Abraxas gnostico, ovevro il simbolo stesso della Gnosi e della conoscenza profonda.
Vicino a lei, due leoni guardano in direzioni opposte, figurativamente alba e tramonto. Il leone, oltre che essere un famoso simbolo alchemico legato all’Opera al Rosso e al simbolo solare, presente anche nello stemma di Viterbo, ricorda che la Gnosi rappresenta l’inizo (come intelletto) e la fine (come Gnosi) dell’Opus Alchemicum.
La Furia
La Furia é una donna con coda ed ali di drago. Anora una volta un richiamo alla sirena bicaudata simbolo occulto della Gnosi.
Nella mitologia romana le Furie erano demoni degli inferi, paritetiche alle Erinni greche, personificazioni femminili della vendetta, capaci di fare impazzire l’uomo come le sirene di Ulisse. Hanno serpenti per capelli, in questo simili alle Gorgoni, ed alito pesante
Il tempio del Vignola
Leggermente fuori percorso, in cima ad una collina, sovrastante il bosco è collocato un piccolo tempio, realizzato vent’anni dopo la fine dei lavori al bosco.
L’edificio a forma ottagonale, si ispira a vari stili, dal classico al rinascimentale.
Qui l’atmosfera appare diversa e lintana dalla “battaglia” sottostante con i mostri ed é una sorta di richiamo alla Pace e armonia che si ragigunge al termine del eprcorso iniziatico, quella congiunzione col tutto che gli gnostici chiamavano: Pleroma
Sbirciando all’interno, purtroppo non accessibile, si scorgono delle lapidi in memoria di Giancarlo e Tina Severi Bettini, che restaurarono il parco.
Il tempio é stato decorato decorato con i gigli della famiglia Farnese e la rosa rappresentativa degli Orsini. Sulla volta, appare una fenice a ricordo della rinascita finale che si ottiene al termine del processo alchemico.
All’esterno del tempietto si riconoscono i segni zodiacali ordinati secondo l’ordine l’ordine dei pianeti a cui i segni corrispondono. Chi li ha realizzati possedeva quindi nozioni di astronomia ed astrologia, in un’epoca in cui la teoria eliocentrica copernicana era ai primissimi albori
Mappa del Bosco
Qui di seguito una mappa della distribizione delle opere che abbiamo descritto e delle altre che il visitatore può scoprire percorrendo il Bosco Sacro
Dove si trova e come arrivarci
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